L'arte giapponese non è solo ukiyo-e!
Ciao, il mio nome è Federicko e parlo di quello che mi piace, e oggi mi piace l'arte giapponese :)
Da dove proviene l'amore europeo per il Giappone?
Non c’è da stupirsi se nella seconda metà del XIX secolo in Europa si sviluppa una grande passione per tutto ciò che proviene dal Giappone. Le poche informazioni giunte nel continente europeo erano quelle di missionari gesuiti, domenicani e francescani (con grandissimi pregiudizi legati a motivi teologici) e da mercanti portoghesi (arrivati nel 1543), spagnoli (1584), olandesi (1609) e inglesi (1613) il cui unico intento era quello di ingrossare le proprie tasche.
Spagnoli e portoghesi verranno cacciati nel 1639 con quel decreto che maliziosamente qui in Europa viene chiamato “anti-occidentale”, gli inglesi se ne vanno per colpa delle ingenti perdite nelle guerre anglo-olandesi (1652-1784), mentre agli olandesi viene permessa la permanenza solo nella zona attorno al porto di Nagasaki. Le prime informazioni viste da una lente non-religiosa giungono dal botanico prussiano Engelbert Kaempfer, che pubblica “Histoire naturelle, civile, et ecclesiastique de l'empire du Japon” nel 1729 a seguito del suo viaggio per studiare le varietà arboree dell’Asia.
Il quasi assoluto digiuno di informazioni e pezzi di cultura materiale, l’affermazione del mito della “superiorità dell’Occidente” a seguito dell’industrializzazione e dell’ascesa di ideologie nazionaliste, fece percepire le civiltà asiatiche come immobili e arretrate e portò a una forte curiosità nei confronti del Giappone (anche se, a onor del vero, spesso in funzione autorealizzativa).
Le stampe ukiyo-e
Quando si parla di arte giapponese spesso e volentieri si citano solo le stampe ukiyo-e. Il motivo non è difficile da immaginare: queste sono state le prime opere a giungere in Europa (spesso come incarto per vasellame e altre mercanzie) dopo la riapertura forzata alla rete commerciale mondiale con la minaccia militare. Esse sono state un importante catalizzatore per la fascinazione europea nei confronti del Giappone.
La loro influenza sull’arte europea fu enorme, soprattutto nella seconda metà del XIX secolo. Artisti del calibro di Van Gogh, Monet e Cezanne erano appassionati collezionisti di stampe ukiyo, che esercitavano un enorme influenza sulle loro opere, al punto che venne coniato il termine “japonisme” per descrivere l’enorme amore dei pittori europei per l’arte visuale giapponese.


A destra: “Tōkaidō Hodogaya” da “Le trentasei vedute del Monte Fuji” (1826-’33)
A sinistra: “Mont Sainte-Victoire” (1902-’04) di Paul Cézanne

A sinistra: “Ōhashi atake no yūdachi” da “Le cento vedute famose di Edo” (1856-’58)
A destra: una copia di Van Gogh del 1887
Nonostante queste opere siano davvero una gioia per gli occhi, rappresentano soltanto una minuscola parte dell’arte prodotta nell’arcipelago giapponese. A dirla tutta le stampe rappresentano una piccola frazione dello stesso movimento ukiyo-e, che nacque con la pittura già nella prima metà del XVII secolo.
Per rendere l’idea di quanto riduzionistico sia parlare solo di stampe ukiyo per l’arte giapponese prediamo ad esempio l’arte italiana e riduciamola solamente al barocco: dimentichiamoci dei macchiaioli, del divisionismo, del gotico internazionale, del romanticismo, del futurismo, dell’Accademia degli Incamminati, della metafisica, del manierismo, del neoclassicismo, del vedutismo e chi più ne ha più ne metta. Dimentichiamoci di tutto, tranne che del barocco. Per quanto questo paragone possa sembrare azzardato è pertinente e calzante.
Per questo motivo sto scrivendo questo post, perché secondo me anche le altre forme d'arte della cultura giapponese sono meravigliose e meritano di essere conosciute.
Lo Yamato-e
In che contesto nasce lo Yamato-e?
L’era Heian (794-1185) rappresenta un periodo fondativo per la cultura giapponese, proprio in quest’epoca c’è una rielaborazione originale ed autoctona dei modelli sociali, istituzionali ed artistici di origine cinese.
Questa ricerca, quasi nevrotica, per una nuova sensibilità culturale rappresenta uno spartiacque nella storia giapponese. L’era precedente (Nara, 710-784) era caratterizzata da una enorme influenza cinese (buddhismo cinese diventato religione di stato, sistemi penale e civile basati sul modello sino-confuciano, ecc…).
L’influenza cinese era così grande al punto che l’imperatrice Kōken (718-770) baserà la sua autorità sul principio buddhista, designando come suo successore al trono il monaco buddhista Dōkyō (700-772), venendo meno alla legge che solo coloro della famiglia imperiale, in quanto discendenti di Amaterasu, potessero ascendere al trono.
Quindi le sempre maggiori ingerenze della religione “straniera” nel mondo politico e il tentativo di scombussolare fin nelle fondamenta l’organizzazione statale, portano alla ricerca di un’autonomia rispetto al modello cinese: questo si rifletterà anche sull’arte con la nascita dello Yamato-e.
Lo Yamato-e
Yamato-e è traducibile come “immagini del Giappone” e nasce in contrapposizione alla corrente pittorica del Kara-e “immagini della Cina”. Questa contrapposizione è così forte che lo Yamato-e si potrebbe definire anche semplicemente dicendo che è il contrario di tutto ciò che è il Kara-e.
Mi spiego meglio, il Kara-e è l’imitazione dei dipinti paesaggistici cinesi:
- paesaggi naturali cinesi (si riconoscono dalle alte montagne assenti in Giappone)
- dipinti monocromatici neri
- assenza quasi totale di figure umane
- spiccata tridimensionalità (grazie all’uso dell’acqua, che permette di creare diverse sfumature).
- paesaggi naturali giapponesi (si riconoscono dalla predominanza di colline)
- uso di colori (“decoratività di corte”)
- intento narrativo, le persone sono spesso il soggetto principale
- totale assenza di profondità e tridimensionalità.
Il Genji Monogatari Emaki
Nonostante lo Yamato-e si possa dire che pone le sue radici nel IX secolo e ha continuato a essere una tra le più importanti correnti pittoriche giapponesi fino al tardo XIX secolo, quando è stato “inglobato” dal Nihonga, l’apogeo lo raggiunse già nel XII secolo con il Genji Monogatari Emaki.
Quest’opera è la versione illustrata del romanzo Genji Monogatari, la cui storia si incentra sul principe Genji (nato da una relazione extraconiugale tra l’imperatore e una concubina di basso rango), gli intrecci romantici e gli intrighi di corte che si snodano attorno alla sua figura.


In alto: Dettaglio tratto dal capitolo 50 (La casa nell'est) del Genji Monogatari Emaki (ca. 1130)
In basso: “Inizio di primavera” (1072) di Guo Xi
La pittura zen (XV secolo)
Dato che la pittura zen è un argomento enorme per cui nemmeno un post dedicato basterebbe, sto facendo un enorme torto a non parlare di Sesshū Tōyō, del karesansui, di Minchō, dello stile Ma-Xia, dei dōshakuga, ecc… però qui in Italia, a causa di una divulgazione fatta male ci sono fin troppi luoghi comuni che voglio sfatare su cosa siano effettivamente il buddhismo zen e l’arte a esso associata (che nulla ha a che vedere con “la pace dei sensi” o altre assurdità che meglio si associano ad Epicuro e non ai monaci zen).
Il buddhismo zen
Il buddhismo zen giunge in Giappone a cavallo tra il XII e il XIII secolo, le pratiche su cui si basa sono, in estrema sintesi, due:
- zazen: stare seduti in meditazione
- kōan: enigmi mentali surreali per scardinare i limiti della logica umana e raggiungere più facilmente l’illuminazione (es. “Dì una parola con la bocca chiusa” o “Tutte le cose tornano all’Uno, ma l’Uno dove ritorna?” o ancora “qual è il suono di un battito di mani fatto con una sola mano?”).
Lo Hyōnenzu (catturare un pesce gatto con una zucca)
Lo Hyōnenzu è un dipinto del 1415 di Josetsu (1380-1496), originariamente fu realizzato per decorare un paravento ma venne poi tagliato per “convertirlo” a dipinto da poter appendere sui muri.
Lo Hyōnenzu è considerato il dipinto più rappresentativo della pittura zen, è la rappresentazione visiva di un kōan (“Come si cattura un pesce gatto con una zucca?”) infatti il gesto dell’uomo è ovviamente vano, ma è proprio in ciò che risiede il significato dell’opera:
Spezzare il legame che unisce l’io alla mente razionale per poter accedere all’intuizione e superare il pensiero logico-razionale, cioè raggiungere l’illuminazione liberandosi dai vincoli intellettuali.

Questo post è stato molto più lungo rispetto al primo sulle Atarashii Gakko (e anche molto più "serioso" ahah), più che voler parlare di quello che mi piace ho voluto fare un po' di divulgazione sul Giappone, la sua storia e la sua arte (che non fa mai male ;P). Spero di non essere stato noioso e grazie per avermi dedicato il vostro tempo!